Corona d’alloro. Spumante e festeggiamenti.
Finalmente la tanto agognata discussione di laurea è arrivata e, dopo tanti sacrifici, eccoti pronto a sbocciare la tua bottiglia di “Dompe” che, diamine, costa uno svario ma l’attimo di gloria te lo meriti tutto in quel momento.
So come ci si sente.
In pratica quando esci dall’aula della discussione, comunque sia andata, senti come se una pietra grossa quanto la tua stessa casa rotolasse via da sopra il tuo corpo… e nello stesso tempo ti senti leggero, come se ti librassi in aria guidato da un flebile venticello di primavera – accompagnato dal canto degli uccellini e dalla Marcia di Radetzky che si diffonde incontrastata tutt’intorno a te.
Tutto bello. Parenti in lacrime, amici che ti regalano i fiori…
… e professori entusiasti che appena giri l’angolo buttano le pagine contenenti sudore e sangue delle tue stanche membra nel primo cassonetto che trovano.
Già, la tua preziosa tesi – dopo che hai discusso la laurea – viene considerata tanto importante quanto quel lungo pezzo di carta vicino al water che usi subito dopo aver assolto i tuoi bisogni primari e, spesso, viene gettata dentro ad cassonetto buio e puzzolente.
L’ultima foto della tua tesi. Ecco dove è finita dopo la discussione.
Sì è brutto.
Te lo dice una studentessa intenta a scrivere la tesi magistrale proprio in questo periodo. È brutto un bel po’.
Ma questo non significa che sia una cosa sbagliata.
So che nella tua mente “La Laurea” è sicuramente uno degli obiettivi più sudati ed importanti mai raggiunti nella tua vita.
I professori, però, assistono a centinaia di discussioni di tesi ogni anno e, per quanto ognuna a suo modo sia speciale e molto interessante, per tenere tutti i libretti in archivio servirebbe un’ala ovest – che quella nel castello della bestia disneyana può accompagnare solo – in più all’interno di ogni università.
Per il bene del pianeta, è cosa buona e giusta riciclarle e farne nuova carta per nuovi studenti che scriveranno nuove tesi – che verranno a loro volta riciclate per diventare carta nuova da riutilizzare (al bagno magari).
Detto sinceramente, credo sia l’unica soluzione intelligente.
Certamente mi rendo conto che – se anche tu come me sei in dirittura d’arrivo nel tuo percorso universitario, o hai appena discusso la tesi – questa non sia una delle migliori notizie che potevi ricevere.
La realtà però è che le uniche persone per cui il giorno della tua laura rimarrà qualcosa di speciale sarete tu, tua madre e qualche caro amico. Almeno fino a quando se ne ricorderanno.
Il sorriso falso dei tuoi amici quando gli chiedi
se si ricordano cosa hai farfugliato durante la discussione di laurea.
Solitamente, 48h dopo aver discusso la tesi, nessuno si ricorda nemmeno più che sei diventato “dottore”. Figurati se a qualcuno lì fuori interessa davvero che ti sei fatto il culo 5 anni, subendo le angherie dei professori, oltre a notti insonni di studio e dosi letali d’ansia endovena nei giorni pre-esame.
Sveglia!
Il fatto che hai seguito un percorso di studi e ora hai una laurea (come tutti gli altri tuoi conoscenti) non ti avvantaggerà in alcun modo e non ti aiuterà, nel breve-medio-lungo periodo, a trovare il lavoro che hai sempre sognato.
Già, il tuo sudato pezzo di carta, in pratica, va bene giusto per decorare la parete della tua camera e per fare lo sborone con qualche amico che è si è fermato al diploma – giusto per sentirti un po’ più figo di lui.
Purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) ci vuole ben altro che un quadro e un blocco rilegato per realizzare i tuoi sogni.
Dopo averti scoraggiato un po’ ed aver abbattuto ferocemente qualche bel castello che ti eri fatto in testa, voglio dirti che c’è una soluzione a tutto questo. Molti non la conoscono ed è stata accuratamente nascosta a molti studenti. Ma io so precisamente cosa ti manca e cosa ti serve per far fruttare, finalmente, il tanto agognato percorso di studi e – sì – anche la laurea.
Ed ho deciso di vuotare il sacco proprio in questo articolo. Tutto quanto.
Perché dovresti fidarti di me?
Ehy, vorresti dire che non ti fidi dei miei grandi occhi azzurri?
Ah beh, volevo ben dire.
La risposta seria è che sono una studentessa di 24 anni che è riuscita a trasformare in soldi le proprie competenze, senza aver mai detto a nessuno di essere laureata e a prescindere da quello che ho studiato. Le competenze acquisite nel mio percorso mi hanno aiutato a raggiungere l’obiettivo di trovare il lavoro dei miei sogni, ma non sono state quelle a portarmi a guadagnare.
Oggi posso dire di potermi togliere due o tre sfizi in più dei miei coetanei, anche se non sto conseguendo difficili master o esami di abilitazione alla professione che ti tolgono l’anima. E scusa se è poco.
Sei curioso di scoprire come ho fatto?
Allora seguimi nel resto dell’articolo, perché abbiamo un paio di cose da dirci io e te!
Svelato l’inganno che i professori delle università italiane vogliono nascondere a qualunque costo agli studenti.
Ora che ho la tua attenzione posso essere finalmente, assolutamente, sincera con te.
Ficcatelo in testa:
Frequentare l’università non ti aiuterà a realizzare i tuoi sogni.
Preso questo concetto come assunto, probabilmente penserai che allora mi sono pentita di aver frequentato 3 più altri 2 anni sui banchi di scuola.
La verità però non è assolutamente questa.
Scegliere di frequentare l’università è stata una delle decisioni migliori che ho preso in tutta la mia – ancor breve – vita.
Ma non per il motivo che pensi tu. D’altronde ti ho appena detto che frequentare l’Università – se parliamo di obiettivi economici e lavorativi – è praticamente inutile.
Beh, so che il discorso pare far acqua da tutte le parti.
La realtà è che se guardi le cose dal giusto punto di vista – quello che la maggior parte dei professori vuole nasconderti – ti assicuro che vedresti la situazione dalla mia stessa posizione. E sono qui proprio per tirarti da una spalla e farti vedere la verità da sotto, mentre tutti la guardano da sopra – pensando (erroneamente) di aver capito tutto dalla vita.
Ma facciamo un passo alla volta.
Tendenzialmente, sia se hai appena finito il tuo percorso di studi, sia se sei in dirittura d’arrivo, vedrai i tuoi colleghi prendere due strade:
#Strada N.1: lo studente isterico
Tipica faccia schifata dello studente isterico quando gli dici che hai la media del 27.5
Di base questo studente è un tripudio di emozioni incontrollate, pressappoco derivanti da un’unica principale: “L’ansia cronica”.
Si butta a capofitto nello studio, affidandosi a peso morto, completamente e indissolubilmente al sistema universitario.
Il suo libretto è una collezione di trenta e lode, e se appare anche un solo trenta è una tragedia degna di Shakespeare. Studia meticolosamente, fino all’ultima nota, ogni pagina dei libri e rifiuta ogni voto che va sotto al massimo. Ridarà poi l’esame in un secondo momento per avere finalmente il suo tanto agognato attimo di gloria.
Ovviamente dopo la laurea prenderà anche la seconda, poi 3 master e 4 diplomi di specializzazione. E poi probabilmente sarà diventato troppo vecchio per fare qualsiasi cosa, pieno di competenze e conoscenze, ma così avanti con l’età che si sarà praticamente dimenticato anche come si chiama.
Mi dispiace ammetterlo ma questo atteggiamento, per quanto lodevole e sintomatico di grande zelo, braserà il cervello di questo essere perfetto prima ancora che possa rendersi conto di come gira davvero il mondo.
E quando avrà capito che fare dello studio la propria divinità, ai tempi d’oggi, non serve assolutamente a nulla… sarà troppo tardi e l’unica cosa che potrà fare è cominciare a farsi di Xanax in maniera potente.
#Strada N.2: il Fancazzista
Tendenzialmente la persona che prende questa strada è affetta da una grave malattia, per la quale ancora non è stata trovata una cura.
Si chiama “Voglia di fare un cazzo” ed è maledettamente diffusa tra i giovani universitari. Ho sentito dire che da molti anni stanno cercando di trovare un vaccino che la prevenga, ma senza successo.
Questi giovini passano la loro vita a cazzeggiare, come se l’esistenza fosse infinita e potessero davvero sprecare così tanto tempo prezioso.
Passano la vita tra sensi di colpa e alibi per non studiare. La loro giornata tipo è un continuo susseguirsi di caffè, sigaretta, chiacchiera alla macchinetta e scuse per non andare a lezione.
Probabilmente i genitori che sostengono (emotivamente ed economicamente) il loro bambino sarebbero molto felici di sapere come procedono i loro investimenti.
Bisogna almeno riconoscergli che sono decisamente in grado di trascorrere una gioventù spensierata e senza preoccupazioni. Beati loro.
Ho visto prendere una di queste due direzioni da praticamente tutti i miei compagni di corso, ma non mi sono mai rispecchiata in nessuna delle due.
Vedevo troppe falle da entrambe le parti, ed ero sicura che ci fosse una strada meno masochista e molto più produttiva da percorrere.
Ed in effetti avevo ragione.
C’è una strada che ogni studente può intraprendere – completamente diversa dalle due che ti ho appena descritto – che permetterà a chiunque s’incammini in essa di scovare all’interno delle università ciò che la maggior parte di chi studia non potrà mai trovare: I SOLDI.
Perché, alla fine, il punto è esattamente questo:
Cosa studi a fare se poi la laurea non ti permette di guadagnarti da vivere in maniera dignitosa – e di levarti quel paio di sfizi che ti meriti?
No, infatti. Non ha alcun senso.
Il fatto è che gli studenti danno un valore sbagliato al proprio percorso di studi, come al conseguimento della laurea.
In Italia si pensa erroneamente di “essere dei professionisti” solo perché lo dice una laurea attaccata al muro e che – sempre per lo stesso motivo, che non si sa bene quale sia – lo statoh dovrebbe provvedere a te e darti abbastanza per vivere bene ed avere da mangiare.
In realtà non è così. Forse tutto questo ha funzionato fino ai primi anni 90. In quel momento storico, infatti, la laurea la prendevano in due o in tre. Ecco spiegato il perché un’azienda vedeva in un pezzo di carta del talento nascosto e bastava davvero poco per spiccare ed assicurarsi uno stipendiuccio.
Oggi, invece, vogliono tutti fare i laureati e la situazione si è “normalizzata”.
Mentre scompaiono operai e artigiani, praticamente tutti i giovani si buttano a capofitto negli studi.
Risultato? La laurea non è considerata più da nessuno una caratteristica che ti differenzia dai tuoi “concorrenti”.
Ecco perché, se un’azienda cerca – miracolosamente – di assumere un manager e vuoi giocartela con la laurea, per essere competitivo sul mercato non ti bastano più nemmeno 4 master e la coscienza fluente di 8 lingue. Attirare l’attenzione delle aziende su di te grazie al tuo percorso di studi è ormai uno sport per il quale non vale più la pena competere.
Ma a questo punto dobbiamo scendere una scalino più a fondo, fino al nocciolo della questione, e voglio realmente uscire allo scoperto e dirti come la penso sull’argomento “università”.
Come ti ho già detto prima, frequentare un percorso universitario è stata una delle scelte migliori della mia vita.
Ma non nel senso in cui lo intendono tutti gli altri.
Loop senza via d’uscita in cui è immerso lo “studente medio”
L’università funziona solo se la prendi dal giusto punto di vista, e io ho non ho mai amato fare qualcosa per avere indietro “niente”. Ecco perché ho adottato fin da subito quel punto di vista.
Ricordi che ti ho parlato di una terza strada da prendere, quella che ti permette di monetizzare il tuo percorso di studi?
Bene, il concetto chiave alla base di questo sentiero – quello che ti hanno sempre voluto nascondere, e che se invece accetterai ti aprirà le porte del mondo del lavoro e ti aiuterà finalmente a trovare l’oro nascosto all’interno della facoltà – è il seguente:
L’università è stata pensata per formare tecnici.
Proprio così. Tutti i tuoi studi, come anche i miei, ci hanno riempito di tantissime competenze molto specifiche e tecniche. E per quanto mi riguarda non ho assolutamente paura ad ammettere che hanno anche contribuito a formare il mio carattere, allenandomi alle sfide, al sacrificio e alla disciplina.
Tutto molto bello e poetico, quanto assolutamente vero.
Essere pieni di competenze, nel 2017, purtroppo non basta più per avere successo nella vita e guadagnare tanti soldi quanti ne vorresti. Questo avviene perché ci sono migliaia di altri giovani che hanno studiato ed imparato le stesse cose che hanno insegnato a te. Uguali uguali.
Ecco perché tanti geni italiani sono disoccupati, pur avendo conseguito un lungo ed estenuante percorso di studi, ed anche se sono laureati con il massimo dei voti, lode e bacio accademico.
Ed ecco perché se continui a riporre tutta la tua fiducia esclusivamente nella laurea, invece di vederla per quello che è – ossia un prezioso percorso di formazione personale al quale devi per forza aggiungere qualcosa per andare a prenderti i soldi che ti spettano – mi dispiace dirlo ma farai la loro stessa fine.
La credenza ERRATA che blocca gli studenti nel loro percorso verso il successo e l’anello mancante che ti congiungerà al forziere d’oro nascosto in facoltà.
Se sei arrivato a leggere fino a qui, dò per scontato che tu non sia uno tra quelli che sta passando la propria giovinezza avvolto nel “dolce dormire”. Se ho ragione, allora – probabilmente – c’è un errore folle che ti sta bloccando e sta sbarrando il passaggio che va dritto dritto dal punto in cui sei fermo, al raggiungimento degli obiettivi professionali che ti sei prefissato.
Se ti stai affidando completamente al sistema universitario – mentre ti fai un culo enorme per studiare, prendere bei voti, dare tutti gli esami in tempo e completare il percorso di studi – è molto probabile che tu stia facendo una cosa sbagliata.
Cosa?
Ti stai creando delle ASPETTATIVE errate.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: il percorso universitario è davvero complesso da completare e, per motivarti a non mollare adesso questa strada, ti dici che ci sarà un grosso premio ad aspettarti alla fine di tutto.
Ti dici che tutti i sacrifici che hai fatto verranno finalmente ricompensati e anche che, dopo la salita, deve per forza esistere una discesa che porta dritto dritto a godere dei frutti dell’impegno di cinque sudatissimi anni di studio.
Purtroppo, per tutti i motivi che ti ho detto prima, questo avviene sempre meno spesso e molti giovani si trovano a fare i conti con il mondo reale – quello con cui non sono abituati a confrontarsi e che è molto più duro di ciò che ci si può immaginare.
Aspettative di vita (reali) dello studente isterico
Per quanto tu possa impegnarti, ottenere dei risultati nel mondo reale non sarà mai come ottenerli a livello accademico.
Nel mondo reale il percorso che ti porta
all’ottenimento di un risultato non è mai lineare.
L’università invece, per quanto dura, ti illude che si possa procedere in maniera LINEARE, esame dopo esame.
Lo schema universitario è più o meno: Ostacolo da superare (esame) – Azione da compiere (studio) – Risultato (fallimento o superamento dell’esame).
I professionisti, i manager e gli imprenditori, invece, seguono ogni giorno dei percorsi molto contorti prima di arrivare al successo.
E si articolano pressapoco tutti secondo questo schema: sbaglio – errore – piccolo risultato – caduta – sbatti – piccola conquista – passi indietro – frustrazione – lacrime – sangue – vittoria.
Capisci ora che voglio dire?
Sono due giochi completamente diversi tra loro, con regole nettamente opposte a cui sottoporsi.
Mentre fin dal primo giorno di università sei stato abituato a concentrarti solo ed esclusivamente sull’obiettivo finale – correndo come un ossesso per raggiungerlo – quando ti scontri con la realtà (che io conosco bene, perché ho sempre lavorato durante tutti i miei percorsi di studio) sei completamente disorientato.
Non sai da che parte andare. E probabilmente questo ti mette in difficoltà oltre che a renderti triste.
Ti rendi conto tutto ad un tratto che, alle competenze che hai acquisito, manca quel “passaggio” che ti permette di spenderle realmente nel mondo del lavoro.
A volte potrebbe capitarti addirittura di pensare di aver buttato tutto il tempo speso fino ad oggi.
Ma ti assicuro che non è così. Si tratta solo di un’illusione. Non l’hai sprecato. Semplicemente ti manca un pezzo.
Si tratta di un pezzo davvero fondamentale, l’unico che ti permetterà di capitalizzare il tuo percorso di studi e far capire al mondo che vali davvero.
Di cosa di tratta?
Qual è l’anello mancante – nonché la strada che devi intraprendere con impegno e serietà per arrivare a realizzare i tuoi obiettivi e per non cadere nell’isterismo o, all’opposto, nel fancazzismo?
Devi imparare a vendere.
Ma a vendere in una maniera del tutto particolare.
Devi imparare a “Vendere te stesso”.
Devi imparare a promuovere il tuo lavoro. A valorizzare le tue competenze. A dimostrare alle persone che hanno bisogno di te. In due parole?
Devi “saperti vendere”.
Saper vendere te e le tue competenze.
Ora ti dirò una cosa a cui potresti non credere, ma che – in realtà – è assolutamente vera.
C’è posto. Per i giovani che vogliono mettersi alla prova e lavorare c’è sempre posto. All’estero quanto in Italia.
Ad una sola condizione. Che impari a venderti.
E come puoi farlo?
Certamente non inviando a raffica curriculum europei standardizzati che tanto – davvero – la frase “magari qualcuno richiama, prima o poi” è ormai morta da un bel po’.
Devi invece dotarti fin da subito di tutta una serie di competenze che ti siano d’aiuto per “venderti” nel mondo del lavoro e distinguerti dalla massa.
Un vero e proprio “kit di pronto soccorso” infallibile, che contiene tutti i beni di prima necessità utili a farti notare, sia che tu voglia lavorare in una grande azienda, sia che il tuo sogno sia quello di costruirne una per conto tuo.
E sai qual è uno degli strumenti che ti servono a tal proposito?
Si chiama Copywriting.
Una potente pozione composta da ingredienti micidiali, come quello di diventare capace di scrivere testi persuasivi che rendano interessante ciò di cui parli e che spingano le persone in target a volerne sapere di più. Ad interessarsi a te.
Ti assicuro che una volta acquisita questa capacità ti sentirai un po’ meno smarrito e avrai in mano una vera e propria pepita d’oro in grado di aiutarti a spendere i tuoi talenti anche nel mondo reale e all’interno di quello del lavoro.
E se ti stai chiedendo da dove iniziare per imparare a diventare un vero leone della scrittura – passando dall’essere vittima passiva degli eventi e delle variabili a vero e proprio predatore di forzieri colmi d’oro…
Vieniti a prendere finalmente il tuo riscatto in un posto speciale.
Il suo nome è “Copy Academy Italia” e al suo interno siamo stati forgiati per farti diventare un impavido guerriero che imparerà a vendere se stesso e le proprie competenze come solo un vero professionista sa fare.
E allora poi sì che la tua laurea assumerà tutto un altro senso e il tuo percorso di studi darà finalmente i frutti tanto sperati, insieme a – perché no – qualche soldino in più.
Siamo qui per te —> www.certificopy.com/
Ci vediamo in Accademia, campione.
Alessia Cipriano
Una risposta
Ciao,
Complimenti per l articolo, la triste verità è che noi studenti non vogliamo capire che l’università è da considerare al pari di un datore di magazzino di conoscenze inflazionate, che purtroppo non sono sufficienti a differenziarsi nel mercato .
Il fatto che lo studente medio non abbia neanche mai sentito parlare di copywriting e direct marketing , la dice tutta su come stiamo messi.
Un saluto