Memento Marketing Semper: puoi davvero imparare a vendere qualunque cosa solo perché scrivi decentemente?

A 9 anni ero una bimba piuttosto curiosa. Mia madre, santa donna, mi ripeteva continuamente che leggere mi avrebbe reso una persona migliore, più intelligente, più sveglia, più felice.

Sull’ultimo punto, ahimé, si sbagliava di grosso.

Leggere tanto e spesso fa di te una persona critica nei confronti del mondo esterno ai libri. Perché quello racchiuso nelle pagine sapientemente scritte da qualche bizzarro e lunatico personaggio, è spesso un mondo molto più giusto e meno stronzo di quello reale.

Specie nelle epoche in cui potevi esprimere la tua opinione solo quando avevi qualcosa di concreto da dire. Solo se eri effettivamente elevato rispetto alla mediocrità, e d’animo nobile.

Un giorno, dicevo, mi accorsi di aver finito le pagine da leggere. Avevo ufficialmente letto tutte quelle che potevo recuperare in giro per casa. O almeno così credevo.

Ma mi annoiavo tanto, allora scesi nel seminterrato, dove mi pareva, una volta, di aver visto dei libri. Erano i libri di nonno Giuseppe che la mia mamma custodiva gelosamente.

Scesi le scale piano, come farebbe un bravo ladro, e cercai i libri che mi pareva d’aver visto.

Troppo in alto, accidenti.

Salii su una sedia malandata e, prima che questa mi si rompesse letteralmente sotto i piedi, riuscii con la punta delle dita a tirar giù un libro. Un unico libro.

Lo interpretai come un segno del destino.

Mentre la mamma mi medicava le ferite procuratemi con la caduta, non potevo fare a meno di pensare a quel libro.

Appena fui di nuovo funzionante mi fiondai su di esso.

“Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio.

A 9 anni mi innamorai di un poeta, di uno scrittore… di un copywriter. Del primo copywriter con il quale io sia mai entrata in contatto.

Capisci bene che quando una bambina di 9 anni scopre Gabriele D’Annunzio e se ne innamora, non può venir su una donna del tutto… “comune” diciamo.

Infatti quella bambina è diventata Roberta Parente: copywriter di discreto successo nota per la sua eccessiva emotività, l’amore smisurato per i libri e la più profonda insofferenza nei confronti dell’umanità tutta.

Se stai leggendo questo articolo vuol dire che sei un imprenditore, o un copywriter, o qualcuno che è semplicemente appassionato del Vate e sei finito su uno dei tanti articoli che lo riguardano. Che lo elogiano.

Se appartieni alle prime due categorie, seguimi fino alla fine e ti prometto che imparerai a emulare D’Annunzio e a posizionare i tuoi prodotti o servizi sul mercato, attraverso l’uso della scrittura per vendere (copywriting).

Se appartieni alla terza categoria invece… beh, non devo certo convincerti a leggere. So già che lo farai.

A 17 anni me lo sono fatta tatuare addosso, D’Annunzio dico.

Dai 20 anni in poi ho incontrato tutta una serie di Andrea Sperelli (protagonista del suo romanzo di punta) di cui mi sono innamorata ma questa parte la lasciamo per un altro blog magari.

Tornando a noi, ciò che ti serve sapere è che Gabriele D’Annunzio, a differenza di altri poeti della sua epoca, magari mal pagati o scoperti solo post mortem, ha vissuto guadagnando tanto e sperperando anche di più.

Parliamo di un esteta che ha dedicato la sua vita a ricercare la bellezza in ogni sua forma, di un uomo che aveva capito che per raggiungere questa fantomatica bellezza, doveva avere potere. E ricchezza.

E come ha ottenuto sia l’uno che l’altra?

Molto semplice: facendo marketing.

Gabriele D’Annunzio aveva capito che l’unico modo per ottenere successo era quello di fare marketing per lo sviluppo del suo marchio.

Per quanto mi duole ammetterlo perché quando ami D’Annunzio, lo ami con tutto te stesso e in ogni suo aspetto, il Poeta non era certo il più talentuoso scrittore tra i suoi colleghi contemporanei.

Ma era certamente il più bravo a vendersi.

All’età di 16 anni scrisse la sua prima raccolta di opere in latino “Primo Vere”. Non si trattava di componimenti davvero degni di nota (almeno secondo i critici dell’epoca) ma il fatto che a scriverli fosse stato un ragazzo di soli 16 anni, sì.

Così sia lui che suo padre, si adoperarono per far trapelare la notizia sui giornali e nei salotti letterari dell’epoca.

“Scrive a soli 16 anni una raccolta di opere in latino!”

Era D’Annunzio stesso a scrivere i comunicati stampa che poi metteva in giro.

E non era forse copywriting quello?

Qualche anno dopo pubblicò una revisione della medesima raccolta di opere ma come fare per superare le vendite della prima edizione? D’Annunzio mise in giro la voce sulla sua morte, con tanto di comunicati stampa sui maggiori quotidiani dell’epoca.

«Gabriele d’Annunzio, il giovane poeta già noto nella repubblica delle lettere, di cui si è parlato spesso nel nostro giornale, giorni addietro (5 novembre) sulla strada di Francavilla, cadendo da cavallo per improvviso mancamento di forze, restò morto sul colpo. Fra giorni doveva uscire la nuova edizione del suo Primo Vere…».

 

Fu una trovata che gli fece vendere più di quanto potesse sperare.

Quella fu la nascita del brand “Gabriele D’Annunzio”!

Lo sviluppo del marchio

Al Vate era chiara una cosa: più il suo personaggio cresceva, più lui vendeva e si arricchiva.

Non so se ti è mai capitato di leggere un’opera di D’Annunzio, ma semmai dovessi farlo, prova a soffermarti su quanto ogni suo pezzo ti “venda” il successivo.

Che si tratti di cinema, di teatro, di letteratura, Gabriele D’Annunzio aveva capito che le persone dovevano affezionarsi a lui, al suo brand. Non solo all’opera che stava producendo.

Inoltre, ogni suo prodotto veniva “lanciato”. Non si limitava a produrre e a lasciare che qualunque cosa avesse cavato fuori dal cilindro “si vendesse da sola”.

Al contrario, programmava minuziosamente le campagne di marketing per ogni suo lancio.

Dalla politica, al copywriting, ai profumi… Gabriele D’Annunzio ricorreva alle tecniche di scrittura persuasiva per vendere il suo marchio e i prodotti correlati ad essi.

Perfino in politica utilizzava la scrittura persuasiva per il raggiungimento dei suoi obiettivi, manovrando l’opinione pubblica attraverso pubblicazioni e discorsi ben studiati.

 

Dopo aver compreso l’importanza del brand, Gabriele D’Annunzio lanciò perfino un prodotto fisico collegato ad esso: l’Acqua Nunzia.

 

Una fragranza che fece scalpore e boom di vendite all’epoca.

Presto le grandi aziende dell’epoca cominciarono ad apprezzare così tanto le doti comunicative e pubblicitarie di Gabriele D’Annunzio, che ben presto divenne un copywriter ricercato e ben pagato. Ricordiamo che fu lui a coniare il termine “automobile” e a fornire alla stessa il genere femminile per la sinuosità delle forme e le altre sue caratteristiche tutte rosa, secondo il Poeta.

Questo evento segnò la sua fortuna come copywriter! Numerose aziende si rivolsero a lui per la scrittura degli annunci per i loro prodotti. Ricordiamo il liquore ARUM.

 

La headline di questo articolo è prepotente. Arrogante. Provocatoria.

L’ho utilizzata per risucchiarti nella lettura di un pezzo che per il momento ha parlato ancora molto poco di te, del tuo brand, della tua azienda.

Ma nella headline ho sottinteso che avresti avuto una risposta.

Allora analizziamo, lucidamente, cosa ha fatto Gabriele D’Annunzio e come puoi emularlo.

1. Prendi consapevolezza dei tuoi punti di forza

Il primo passo che ha portato il Vate a compiere determinate scelte di marketing, è stato il fatto di aver capito come sfruttare i punti di forza del suo marchio.

Il suo rinomato carisma, la sua capacità di comunicare e di muovere le masse… elementi fondamentali per il marchio dannunziano.

E tu? Sapresti sfruttare i punti di forza del tuo brand come ha fatto lui?

2. Genera PR

Fai in modo che gli altri parlino di te! Lo aveva capito bene quanto fosse importante, il Vate, che metteva in giro voci sul suo conto. Attenzione però, sfruttare il pettegolezzo e la curiosità delle persone significa soprattutto saperla MANOVRARE a tuo vantaggio. Non voglio sentire o leggere amenità del tipo “l’importante è che se ne parli” perché questa cavolata non ha anche fare con le PR. Per niente.

Quanto sei bravo a manovrare le PR per far sì che lavorino a tuo vantaggio?

3. Crea campagne di direct marketing

Gli annunci scritti dal Vate erano ovviamente molto acerbi rispetto al copywriting che conosciamo oggi, ma certamente adeguati al contesto.

Oggi creare una campagna di direct marketing ha un livello di complessità maggiore, ecco perché i piccoli imprenditori vengono sempre di più schiacciati da chi sa fare marketing a risposta diretta.

È triste, frustrante. Lo capisco ma se un tizio ai primi del 900 aveva capito che fare marketing era importante, non vedo perché un imprenditore moderno non possa adeguarsi a questo nuovo mondo.

Prima che mi additi come cattiva o insensibile, voglio precisare che la mia famiglia ha perso l’azienda per non essere stata in grado di adeguarsi alle nuove regole del mercato: sopravvive chi sa fare marketing. Prospera chi sa fare marketing.

Se mio nonno avesse avuto un’Accademia come quella che abbiamo fondato anni dopo, un’accademia in cui i piccoli imprenditori possono imparare a fare marketing, probabilmente io oggi avrei ereditato una grande azienda.

Beh, lascia che ti dica una cosa… lui non è più in tempo. Ma tu si.

Se stai leggendo questo articolo, probabilmente vorresti raggiungere risultati maggiori con la tua attività, vorresti applicare anche tu le strategie di marketing che fanno prosperare alcune aziende a discapito di altre.

Se sei in questa situazione, ti consiglio di lasciare i tuoi dati su questa pagina e richiedere maggiori informazioni per entrare in Copy Academy Italia – l’accademia per imprenditori che vogliono imparare a vendere di più attraverso la scrittura.

Perché proprio la scrittura?

Te la faccio semplice.

Oggi, se vuoi vendere il tuo prodotto o servizio, devi imparare a fare marketing.

Fare marketing significa compiere tutte quelle azioni necessarie affinché il tuo pubblico target si riconosca e desideri spendere dei soldi in cambio di ciò che vendi.

Ora, a meno che tu non abbia budget milionari da investire in spot televisivi o altri costosi canali di comunicazione… è molto probabile che dovrai raggiungere il tuo target attraverso:

  • canale youtube;
  • riviste di settore;
  • newsletter;
  • articoli per il blog;
  • podcast;

Ognuno di questi strumenti però non va usato ACDC (è un acronimo, usa la fantasia), ma va inserito all’interno di una precisa strategia di comunicazione.

Comunicazione che porti il tuo cliente target a compiere l’azione che tu desideri: comprare. Darti i suoi soldi. Money. Cash. Insomma ci siamo capiti.

Questa particolare forma di comunicazione è stata battezzata dagli yankees come COPYWRITING.

“Eh ma se io faccio i video?”

È uguale. non cambia nulla.

Il termine è stato coniato quando la pubblicità era prevalentemente scritta. Ma lo strumento non cambia il contenuto… rimane pur sempre uno strumento.

Certo, scrivere meglio significa anche pensare meglio, quindi è ovvio e pacifico che se sei già capace a scrivere, ti sarà più semplice entrare nel mood di cui hai bisogno per imparare il copywriting. Ma si tratta di una condizione non necessaria.

Ti stai chiedendo dove puoi imparare questo fantomatico copywriting che ha permesso a Gabriele D’Annunzio di vendere il suo marchio dalla politica al mercato dei profumi?

Molto semplice: all’interno della Copy Academy Italia – la prima e unica scuola di copywriting in Italia.

Clicca sul link per avere maggiori informazioni sulle modalità di iscrizione. Che tu sia un imprenditore o un libero professionista che vorrebbe spingere di più il suo prodotto, sia che tu sia un ragazzo in gamba che ha voglia di imparare questo mestiere. Il mercato ha decisamente bisogno di te.

Ho amici psicopatici ma puoi imparare qualcosa grazie questo

Voglio concludere questo articolo portando la tua attenzione su una cosa fondamentale: ricordati di curare i dettagli e di focalizzarti sempre sulla vendita.

Per il mio compleanno il mio amico Andrea Serra (un altro copywriter folle, studente della Copy Academy, fissato con la guerra e la propaganda politica) ha avuto l’eccellente idea di regalarmi la prima edizione di un’opera che Gabriele D’Annunzio aveva dedicato all’amata Eleonora Duse.

È un regalo meraviglioso e sono già alla seconda rilettura dell’opera. Quello che mi ha colpito in questo caso, è stata l’impaginazione.

Si tratta di un tipo di impaginazione che mi piace molto: è chiara, pulita, intuitiva.

Molto spesso vedo gente pubblicare articoli a dir poco illeggibili.

Parole ammassate, senza spazi, senza senso.

Questo libro invece è una goduria sia per la mente che per gli occhi.

Dialoghi e descrizioni sono scritti in colori diversi, con una chiarezza imbarazzante.

A Gabriele D’Annunzio non gliene fregava niente della pacchianità. Lui voleva vendere.

E se per farlo doveva rinunciare a un po’ di finezza… beh, chi se ne frega?

Pensaci la prossima volta che “scrivo in piccolo i miei annunci così è più fine” e poi viene fuori un obbrobio illeggibile.

Se sei pronto a imparare a scrivere per vendere, rinunciando a un po’ di finezza… beh, ti aspetto in Copy Academy Italia.

Ci vediamo dentro.

Roberta Parente

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